Bernardo Savelli

Bernardo Savelli (nato a Terracina in provincia di Latina il 16 ottobre 1921), è stato uno dei cinque innocenti trucidati dai nazisti a Borgo Montenero (LT) il 4 maggio 1944. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Bernardo Savelli, soprannominato Dino, insieme alla sua famiglia lasciò la sua casa a causa delle condizioni drammatiche di vita. Molti terracinesi per sfuggire alla fame, alle rappresaglie tedesche, e ai bombardamenti alleati si rifugiarono nelle campagne circostanti. Si trovava a Borgo Hermada (LT) quando alle ventidue e trenta del 3 maggio 1944 venne catturato dai soldati nazisti insieme al padre. Quella notte vennero catturate circa venti persone, accusate ufficialmente di aver contravvenuto l’ordine tedesco di sfollare Borgo Hermada, e di non essere in possesso del permesso di soggiorno (anche se molti ritengono che le vere motivazioni della cattura siano altre). Delle venti persone arrestate il comando tedesco dopo aver consultato i superiori di stanza a Roma, e dopo l’intervento del parroco di Borgo Montenero (LT) Don Giuseppe Capitanio, decisero di passarne per le armi solo cinque. Tra i cinque rientrò anche Bernardo Savelli che aveva solo ventitre anni. Fu condotto durante la notte nel vicino Borgo Montenero, e all’alba del 4 maggio 1944 tutti prigionieri vennero sotto la spinta delle armi incamminati verso il campo sportivo. Quelli che furono risparmiati furono schierati a bordo campo perché assistessero all’orrenda strage, i cinque prescelti: Bernardo Savelli, Cascarini Cesare, Gallo Giuseppe, Benvenuti Francesco e Vagnozzi Vittorio furono passati per le armi da un plotone d’esecuzione. Struggente fu l’intervento pochi attimi prima dell’eccidio di suo padre Angelo Savelli, anche lui catturato quella notte ma poi risparmiato dall’esecuzione, si offrì per essere fucilato al posto del figlio continuando a supplicare i carnefici, ma non fu ascoltato e allontanato brutalmente dal campo.