Gino Bartali (nato a Ponte a Ema in provincia di Firenze il 18 luglio del 1914), è stato un campione di ciclismo su strada e dirigente sportivo italiano, nel 2013 è stato dichiarato “Giusto tra le nazioni” per aver salvato la vita a numerosi cittadini ebrei durante la seconda guerra mondiale. Per il suo carattere ruvido e tenace fu soprannominato “Ginettaccio”, nel 1935 esordì nel ciclismo professionistico e vinse nella sua carriera sportiva tre Giri d’Italia (1936, 1937, 1946) e due Tour de France (1938, 1948) oltre a numerose altre corse tra gli anni trenta e cinquanta. La sua carriera fu pesantemente condizionata dalla seconda guerra mondiale sopraggiunta proprio nei suoi anni migliori, in questo periodo Bartali fu costretto per sopravvivere a lavorare come riparatore di ruote di biciclette. Tra il settembre del 1943 e il giugno del 1944 indossò la divisa della “Guardia Nazionale Repubblicana” forza armata istituita dalla Repubblica Sociale con compiti di polizia interna e militare. Grazie a questa copertura Bartali si impegnò a favore dei rifugiati ebrei come membro dell’organizzazione clandestina DELASEM (Delegazione per l’assistenza agli immigrati) che forniva aiuto agli ebrei internati o perseguitati in Italia. Egli compì numerosi viaggi in bicicletta dalla stazione di Terentola-Cortona (Umbria) fino ad Assisi trasportando documenti e fototessere nascosti nei tubi del telaio della bicicletta, in modo tale che una stamperia segreta potesse falsificare i documenti che servivano alla fuga degli ebrei rifugiati. Grazie a questa attività Gino Bartali salvò la vita a circa 800 cittadini ebrei, inoltre durante l’occupazione nazista nascose in una cantina di sua proprietà una famiglia ebrea fino a che non sopraggiunsero gli Alleati liberatori. Nel dopoguerra la sua vittoria al Tour de France del 1948, a detta di molti storici contribuì a soffocare il clima di tensione sociale in Italia dopo l’attentato a Palmiro Togliatti, Gino Bartali morì a Firenze il 5 maggio del 2000.