Giuseppe Romita

Giuseppe Romita (nato a Tortona in provincia di Alessandria il 7 gennaio 1887), è stato un politico italiano. Faceva parte di una famiglia povera, nonostante le umili origini riuscì a diplomarsi e successivamente a laurearsi in ingegneria. Il suo impegno politico iniziò all’età di sedici anni iscrivendosi nel Partito Socialista Italiano nelle cui fila venne eletto in parlamento nel 1919. Dopo la scissione di Livorno nel 1921 (evento che provocò la divisione del Partito Socialista con la nascita del Partito Comunista), Giuseppe Romita scelse di restare con i socialisti e nel 1924 viene nuovamente eletto in parlamento. In seguito al decreto con il quale la dittatura fascista sciolse i partiti (il 5 novembre del 1926), molti appartenenti al gruppo dirigente del Partito Socialista Italiano decisero di andare in esilio a Parigi, ma Romita scelse di rimanere in Italia. Questa scelta gli costò l’arresto il 16 novembre del 1926 e la condanna a cinque anni di confino prima a Pantelleria e poi a Ustica, in quanto accusato di reati contro il regime, nonostante l’assoluzione da questa accusa venne di nuovo confinato nell’isola di Ponza fino a che nel 1929 ottenne la libertà condizionata. Tornato a Torino nel 1930 tentò insieme ad altri compagni di riorganizzare una cellula socialista, ma venne nuovamente arrestato nel 1931. Venne condannato nuovamente al confino presso Veroli, fino a che nel 1933 tornò nuovamente libero decidendo di stabilirsi nella città di Roma. Riuscì, nonostante lo scoppio della guerra ad aggregare un nucleo di socialisti che portò alla nascita di un esecutivo che aveva come obiettivo quello di occuparsi del nord del paese. Dovendo operare in difficili condizioni, riuscì comunque a ricostituire il Partito Socialista che si fuse con il Movimento di Unità Proletaria di Lelio Basso e l’Unione Proletaria Italiana prendendo il nome di Partito Socialista di Unità proletaria (PSIUP). Il 9 settembre del 1943 si costituì il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) in cui Romita insieme a Nenni fu chiamato a rappresentare il PSIUP. Nel dopoguerra ricoprì più volte il ruolo di Ministro in diversi governi, fino a che nel 1949 lasciò il Partito Socialista per confluire nel nuovo Partito Socialista Unitario, che successivamente a seguito di nuove fusioni fu chiamato Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI) di cui Romita fu segretario. Dopo aver svolto la sua attività politica con grande impegno morì a Roma il 15 marzo del 1958.