I sette fratelli Cervi, ossia Gelindo (nato il 7 agosto 1901); Antenore (1906); Aldo (15 febbraio 1909); Ferdinando (1911); Agostino (11 gennaio 1916); Ovidio (13 marzo 1918) ed Ettore (2 giugno 1921), erano i figli di Alcide Cervi e di Genoeffa Cocconi, facevano parte di una famiglia di contadini con forti e radicati sentimenti antifascisti. Convintamente democratici e cattolici, presero parte attiva alla Resistenza. Nel 1934, stabilitosi con la famiglia nel podere di Campi Rossi nel comune di Gattatico in provincia di Reggio Emilia, il papà dei fratelli Alcide si occupa della vendita dei prodotti della fattoria. Allo scoppio della seconda guerra mondiale casa Cervi diventa un vero e proprio luogo del dissenso militante contro il regime fascista e la guerra. Insieme ai figli maschi, Alcide costituisce la cosiddetta “Banda Cervi”, dedita alla lotta partigiana. Il cascinale della famiglia Cervi diventerà un rifugio sicuro per antifascisti e partigiani feriti, oltre che per i prigionieri stranieri sfuggiti ai nazifascisti. Presi prigionieri a seguito di un rastrellamento i sette fratelli furono torturati e successivamente fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia. La loro storia è stata raccontata da molti, fra gli altri, dal padre Alcide Cervi riuscito a sfuggire alla rappresaglia nazifascista.