Luigi Einaudi

Luigi Einaudi (nato a Carrù in provincia di Cuneo il 24 marzo 1874), è stato un economista, accademico, politico, rettore, giornalista e Presidente della Repubblica italiana. Dopo il diploma conseguito con il massimo dei voti, compie i suoi studi universitari presso l’ateneo di Torino periodo nel quale si avvicina al movimento socialista e collabora con la rivista “Critica sociale” diretta da Filippo Turati. Nel corso di un decennio Einaudi si distacca gradualmente dalle idee socialiste spostandosi su posizioni sempre più apertamente liberiste. Nel 1895 si laurea in giurisprudenza ricoprendo successivamente diverse cariche sia in ambito economico che di docente universitario. Inizialmente vicino al programma economico e finanziario del fascismo, Einaudi si discostò progressivamente dai progetti di riforma costituzionale di Mussolini. Dopo il delitto Matteotti Luigi Einaudi si collocò politicamente a difesa dello Stato liberale, e con il consolidarsi della dittatura fu costretto a limitare la sua attività accademica e ad interrompere quella politica. Nel 1924 aderisce all’Unione Nazionale, partito politico antifascista fondato da Giovanni Amendola, nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce. Alla fine dello stesso anno si dimette da collaboratore del Corriere della Sera già nelle mani del partito fascista, fino a che ormai malvisto dal regime, viene estromesso dall’insegnamento all’Università Bocconi e al Politecnico di Torino. Nel 1931 fu convinto da Benedetto Croce a mantenere la cattedra universitaria della facoltà di giurisprudenza di Torino nonostante l’obbligo di giurare fedeltà al fascismo, Einaudi decide di giurare per evitare che il suo posto venga occupato da un professore fascista. Al Senato fa parte dei 46 senatori che votano contro la legge elettorale favorevole al partito fascista, non partecipa alla votazione per la ratifica dei Patti Lateranensi e vota contro la partecipazione alla Guerra d’Etiopia e le leggi razziali del 1938. Dopo l’8 settembre con l’invasione dell’Italia da parte dei nazisti si rifugia in Svizzera, dove si tiene in contatto con molti intellettuali antifascisti tra i quali Ernesto Rossi e Altiero Spinelli autori del “Manifesto di Ventotene”. Rientrato in Italia ricoprirà diverse cariche, venne eletto deputato nell’Assemblea Costituente nel 1946, fu nominato Presidente del Consiglio dei Ministri nel governo De Gasperi nel 1947, e ’11 maggio 1948 fu eletto Presidente della Repubblica. Morì a Roma il 30 ottobre del 1961.