Non ci può essere inventiva, fantasia, creazione del nuovo se si comincia dal seppellire se stessi, la propria storia e realtà.
La nostra storia racconta che dal 1948, la Costituzione sancisce valori di democrazia e antifascismo segnando una netta linea tra ciò che è male e ciò che è bene, tra i disvalori promulgati dal fascismo e da esponenti politici quali Almirante e i valori antifascisti e democratici portati avanti dalle persone che hanno liberato il nostro paese e dagli eroi “comuni” che ogni giorno lavorano per il bene di tutti.
Non si può parlare di senso dello Stato riferendosi a chi ha aderito fino alla fine ad una dittatura che ha caratterizzato il periodo peggiore del nostro paese.
A chi guidava gli squadristi all’assalto degli studenti nelle università.
A chi ha sostenuto le scellerate politiche coloniali della dittatura
A chi ha collaborato con le truppe Naziste, che hanno ammazzato civili inermi anche a Terracina.
Ad un fucilatore di italiani.
A chi riteneva “razza” un concetto “puramente biologico”, offendendo e svalutando le intelligenze scientifiche del nostro paese.
Un fascista è sempre un fascista, e nel nostro paese non può e non deve, come sottolinea anche la legge, esserne tramandato l’esempio.
Le piazze, in una città, devono rappresentare scelte e valori di persone che hanno pensato e vissuto per il bene pubblico, che hanno cercato di costruire un paese che fonda le sue basi sulla diversità, sul dialogo autentico e onesto, sulla pace e sul rispetto e non di persone che hanno inneggiato alla violenza come strumento di governo.
Abbiamo la Costituzione più bella del mondo, nata dall’insegnamento della nostra storia e dal coraggio e sacrificio di chi il fascismo lo ha conosciuto e combattuto.
Come rappresentanti di un’istituzione pubblica, chi fa queste proposte riconosce e rispetta i dettami e i principi della nostra Costituzione?
Come potrebbe un Consiglio Comunale, che rappresenta tutte le sensibilità della cittadinanza, accettare di prendere in considerazione una proposta come questa?
Gli spazi cittadini da nominare sono ormai pochi, riserviamoli a persone degne del rispetto di tutti.
L’art. 4 l. 20 giugno 1952, n. 645, (legge Scelba), punisce «chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo». Consentire l’intitolazione della strada a Giorgio Almirante costituirebbe apologia del fascismo.