Abbiamo chiesto l’intitolazione di un parco ai Partigiani terracinesi


QUALE?

La Pineta, si la nostra Pineta…non vogliamo che cambi il suo nome ma ci piacerebbe che diventasse la Pineta dei partigiani terracinesi e che custodisca i loro nomi su di una targa.

PERCHÉ?

Perché sono 28 le cittadine e i cittadini che hanno offerto la loro vita per la libertà di tutte e tutti,  combattendo contro il più grande male che l’Europa abbia mai avuto.

Perché siano esempio per le giovani generazioni, affinchèconservino la memoria di quanto accaduto, capiscano da dove arriva la libertà che viviamo ogni giorno, riescano a distinguere tra bene e male.

Perché crediamo che la nostra bellissima Costituzione, testamento del sangue di 100000 morti, sia anche merito loro.

Perché la cittadinanza ritrovi cognomi familiari, parenti e conoscenti, comprendendo come questi eroi siano stati in realtà esempi di umiltà e coraggio.

Perché i turisti passando capiscano il contributo dato dalla nostra città alla guerra di liberazione.

Perché i giovani che si incontrano all’ombra dei loro nomi li conoscano e familiarizzino con loro.

Perché sono un vanto per la nostra città, un patrimonio comune da valorizzare.

Perché crediamo che le Istituzioni abbiano il dovere di celebrare questi coraggiosi Protagonisti della storia del nostroPaese.

Anniversario dell’Eccidio di San Silviano

Il 7 aprile 1944 avvenne a Terracina, per mano di soldati tedeschi, uno degli eccidi più terribili del nostro territorio…furono uccise 4 persone, 4 civili inermi i cui nomi sono impressi su alcune strade di un quartiere della nostra città: Antonia Martucci, Domenico Marzullo, Arturo Leccesi e Onorato Trani, conosciuto come Padre Biagio…
L’Italia è piena di steli a ricordo delle innumerevoli stragi compiute tra il 1943 e il 1945 dai nazifascisti…quasi 5000 e con più di 24000 vittime!
Oggi 7 aprile 2021, la sezione A.N.P.I. di Terracina invita la città a NON DIMENTICARE ciò che avvenne 77 anni fa. L’efferatezza e la violenza che subirono le vittime, la certezza che nessun eccidio può essere giustificato come evento lecito in guerra e la necessità di rinnovare “la memoria degli eventi tragici e dolorosi della nostra storia perché costituisca un richiamo incessante delle coscienze”, come esorta il nostro Presidente della Repubblica.
Un luogo, Campolungo- località San Silviano, purtroppo profanato da tale violenza, diventi allora un simbolo per testimoniare ogni giorno rispetto, libertà, pace e uguaglianza tra uomini…valori che abbiamo il dovere di richiamare, vivere ed insegnare per onorare le nostre vittime e che la nostra Costituzione ci indica come impegno collettivo quotidiano. Per affermare questi importanti valori, tanti giovani sono morti, sacrificandosi nella lotta di Resistenza per liberare il nostro Paese dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista.
Inizia dunque, con questo importante anniversario, un mese ricco di proposte ed iniziative promosse da A.N.P.I. Terracina che culmineranno con la festa più importante del nostro Paese: la Festa della Liberazione! Termineremo i progetti iniziati nelle scuole, inviteremo i bambini e i giovani a diventare “protagonisti della Libertà”, omaggeremo i Partigiani e le Partigiane della nostra città. Chiediamo perciò alle Istituzioni, che sono custodi dei valori costituzionali, di rendersi promotrici di iniziative volte a dare il giusto risalto a questi importanti appuntamenti.
Ai cittadini va il nostro invito a sentirsi partecipi e uniti nel rinnovare e condividere quei valori di identità e di comunità che la festa più importante del nostro Paese ci dona ogni anno.

Promemoria

Il 6 aprile 1941 le truppe italiane invadevano la Jugoslavia.

  • fucilazioni di civili
  • deportazioni di massa
  • incendi e saccheggi

comunicato ANPI Terracina modifica regolamento polizia municipale

Abbiamo scritto alla Sindaca per manifestare le nostre perplessità riguardo ad alcuni punti del Regolamento di Polizia Urbana licenziato alcuni mesi fa dall’amministrazione comunale.

Le nostre perplessità si concentrano su due punti in particolare del regolamento: da un lato, la pratica dell’accattonaggio e la richiesta di donazioni (art. 2, n.3, lett. f); dall’altro, la previsione del punto 4 dell’art. 4, relativo all’utilizzo, senza giustificato motivo, di indumenti finalizzati a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico.

Ebbene, rispetto al primo punto, riteniamo che la richiesta di denaro, o meglio, di elemosina senza molestia, vada intesa come una richiesta di solidarietà, un comportamento quindi lecito, non invasivo, che non intacca né l’ordine pubblico né la pubblica tranquillità cosi come stabilito dalla Corte Costituzionale con la nota sentenza del 28.12.1995, n. 519. Una pronuncia che dichiara l’incostituzionalità della previsione normativa di cui all’art 670 c.p. co. 1 (reato di mendicio) e che spiana la strada alla successiva e completa abrogazione della norma con l’art. 18, della L. 205/1999.

Sempre in questo senso, riscontriamo poi come il concetto stesso di “insistenza”, quale modalità di comportamento, risulti formulato in maniera poco chiara e, soprattutto, di difficile interpretazione e riconoscimento. Un presupposto che, in quanto indefinito, finisce per esporre la stessa previsione all’indeterminatezza del riscontro oggettivo e, quindi, al libero arbitrio e alla discrezione del soggetto chiamato ad agire.

Quanto al secondo aspetto, invece, riteniamo che lo stesso possa divenire oggetto di discriminazione nei confronti delle persone che praticano culti e religioni.

Chi indossa il velo lo fa non certo per camuffarsi, ma agisce nel rispetto della propria tradizione religiosa esercitando di fatto un diritto irrinunciabile alla libertà di culto costituzionalmente garantito. 

Il combinato disposto tra art. 3 e l’art. 19 della Costituzione sancisce la libertà religiosa quale diritto indisponibile, inalienabile, inviolabile e personalissimo; un diritto fondamentale, che per natura e previsione, non può essere in alcun modo contratto da norme di rango inferiore a quello costituzionale.

Pertanto, in virtù delle questioni sollevate, abbiamo chiesto alla Sindaca, all’assessore competente e al Comandante di Polizia Urbana, che il tutto venga riconsiderato e modificato non solo alla luce delle evidenze giuridiche citate ma anche nel rispetto delle disposizioni sui Diritti Umani, richiamati sia dalla nostra Carta costituzionale, sia dalle normative comunitarie ed internazionali.